Ore 10:00 Auditorium
Dell’apocalisse. Letteratura e arte contemporanea
Niccolò Scaffai / Vincenzo Trione
La crisi ecologica ha avuto e ha un impatto fortissimo sull’immaginario. Sia letterario sia artistico. Se ogni epoca si è data la propria peculiare immagine del disastro – per citare Susan Sontag ed Enzo Ungari – l’apocalisse del presente è senz’altro legata agli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. Tra letteratura e arte contemporanea, Niccolò Scaffai e Vincenzo Trione racconteranno l’emozione culturale più potente che stiamo vivendo, confermando ancora una volta che l’immaginazione è a pieno titolo un atto conoscitivo e una formidabile chiave di accesso alla realtà attraverso la finzione.

Niccolò Scaffai

Vincenzo Trione
Niccolò Scaffai insegna Critica letteraria e letterature comparate all’Università di Siena, dove dirige il Centro di Ricerca “Franco Fortini”. Ha insegnato dal 2010 al 2019 all’Università di Losanna. Collabora con “Alias”, “Doppiozero”, “Le parole e le cose”, la “Domenica” del “Sole 24 ore”. Fra i suoi lavori, i commenti alle opere di Montale per Mondadori. Sulla relazione tra letteratura e ambiente ha scritto Letteratura e ecologia (Carocci 2017) e curato i Racconti del pianeta Terra (Einaudi 2022).
Vincenzo Trione è professore ordinario di Arte e media e di Storia dell’arte contemporanea presso l’Università IULM di Milano, dove è Preside della Facoltà di Arti e turismo. È Presidente della Scuola dei beni e delle attività culturali. Collabora con il “Corriere della Sera”. Ha curato mostre in musei italiani e stranieri e il Padiglione Italia della LVI Biennale di Venezia (2015). Direttore dell’Enciclopedia Treccani dell’Arte Contemporanea, curatore di volumi di Alberto Savinio, Roberto Longhi, Mimmo Rotella e Umberto Eco, è autore di monografie su Apollinaire, Soffici e de Chirico. Tra i suoi volumi, Effetto città. Arte cinema modernità (Bompiani, 2014), Contro le mostre (con Tomaso Montanari, Einaudi, 2017), L’opera interminabile. Arte e XXI secolo (Einaudi, 2019) e Artivismo. Arte, politica, impegno (Einaudi, 2022).
Ore 12:00 Auditorium
Della natura degli antichi comparata a quella dei moderni
Pietro Del Soldà / Ilaria Gaspari
Ogni epoca elabora la propria nozione di natura. Tra antico e moderno, il concetto vive una trasformazione radicale. Per il pensiero arcaico, del quale restano tracce importanti in quello classico, la physis è ordine cosmico e ha un valore normativo molto forte. Giustizia è, in fondo, conformità a natura. Per i moderni, invece, la natura è disordine e, sul piano etico-politico, implica conflitto, un conflitto che è il portato ‘naturale’ delle passioni umane. Di conseguenza, l’ordine può essere creato solo artificialmente. Su questo tema si confronteranno due voci tra le più fresche e interessanti del panorama contemporaneo, capaci di fare filosofia a partire dalla propria esperienza di vita.

Pietro Del Soldà

Ilaria Gaspari
Pietro Del Soldà è autore e conduttore dei programmi di Rai Radio3 Tutta la città ne parla e Zarathustra. Ha pubblicato saggi sul pensiero antico e, nel 2007, Il demone della politica. Rileggendo Platone: dialogo, felicità, giustizia. Scrive sulla «Domenica» del «Sole 24 Ore». Per Marsilio è autore di Non solo di cose d’amore. Noi, Socrate e la ricerca della felicità (2018, premio Biblioteche di Roma 2018, premio Alessandro Leogrande 2019) e di Sulle ali degli amici. Una filosofia dell’incontro (2020, premio Città delle Rose), entrambi disponibili in edizione tascabile UE. Per la sua attività radiofonica gli è stato assegnato il premio Flaiano 2018.
Ilaria Gaspari è nata a Milano. Ha studiato filosofia alla Scuola Normale di Pisa, poi si è addottorata a Parigi, all’università Paris I Panthéon-Sorbonne. Nel 2015 è uscito il suo primo romanzo, “Etica dell’acquario” (Voland). Per Sonzogno nel 2018 ha pubblicato “Ragioni e sentimenti. L’amore preso con filosofia”. Nel 2019 è uscito per Einaudi “Lezioni di felicità. Esercizi filosofici per il buon uso della vita”, tradotto in diversi Paesi. A maggio 2021, sempre per Einaudi, “Vita segreta delle emozioni”, anche questo in corso di traduzione. Collabora con diverse testate giornalistiche e con Radio3, e tiene corsi di scrittura alla Scuola Holden e alla Scuola Omero.
Ore 16:00 Auditorium
Natura e storia: Lucrezio tra Foscolo e Leopardi
Matteo Palumbo / Anna Bonaiuto
Grandissimo tema, quello della natura in Foscolo e Leopardi. Un maestro della storia della letteratura e critico letterario, Matteo Palumbo, e un’attrice, Anna Bonaiuto, ci faranno attraversare quello che – tra poesia e prosa – può essere definito come un capitolo glorioso della fortuna di Lucrezio nella cultura europea moderna. Peraltro, Leopardi ha il merito filosofico (lo si scriva senza apici e senza ironia, nonostante per Croce il Leopardi filosofo non valesse granché) di aver sottratto il concetto di natura a una sorta di innocenza ontologica, di identità con il bene, e di aver impostato in termini rigorosi il rapporto fra la natura e il male o la natura e l’indifferenza.

Matteo Palumbo

Anna Bonaiuto
Matteo Palumbo è professore onorario di Letteratura italiana All’Università degli Studi di Napoli Federico II. Ha anche lavorato all’estero, e in particolare in Francia, in Belgio, in Canada, contribuendo ad esportare idee e metodi della ricerca letteraria italiana. Tra i suoi libri: Mutazione delle cose e Pensieri nuovi. Saggi su Francesco Guicciardini (P.I.E. 2013); La varietà delle circunstanze. Esperimenti di lettura dal Medioevo al Novecento (Salerno 2016); “Ei fu”. Vita letteraria di Napoleone da Foscolo a Gadda (Salerno 2021).
Anna Bonaiuto, attrice di teatro e cinema, diplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, lavora con importanti registi come Mario Missiroli, Luca Ronconi, Mario Martone, Carlo Cecchi e Toni Servillo, che la dirige nel 2003 in Sabato, domenica e lunedì di De Filippo facendole, vincere il Premio Ubu 2003. Approda al cinema con il personaggio di Armida in Una spirale di nebbia di Eriprando Visconti. Nel 1993 vince la Coppa Volpi alla Mostra del Cinema di Venezia come miglior attrice non protagonista nel film di Liliana Cavani Dove Siete? Io sono qui. È la protagonista del film L’amore molesto, tratto dal best-seller di Elena Ferrante, diretto da Mario Martone, e la sua interpretazione le fa vincere numerosi premi tra cui il David di Donatello e il Nastro d’Argento. Lavora con Nanni Moretti (Il Caimano, Tre Piani), Daniele Lucchetti (Mio fratello è figlio unico), Stefano Incerti (L’uomo di vetro) e Paolo Sorrentino (Il Divo) e poi ancora Cristina Comencini, Carlo Verdone, Roberto Andò e Ferzan Ozpetek. Ad oggi è una delle attrici italiane di maggior talento nel panorama artistico nazionale.
Ore 17:30 Auditorium
Rosa di nessuno. Erbari della poesia
Corrado Bologna / Valentina Carnelutti
L’utopia della lingua poetica è sempre stata quella di ripetere la natura, di restituirne la voce in forma di versi. Utopia perché anche la poesia più simpatetica sconta la ‘debolezza’ (Platone parlava appunto di asthenes del logos), la povertà della lingua rispetto a un oggetto – la natura – per definizione eccedente, sfuggente, dunque imprendibile. Eppure, la grande poesia, da Dante a Pascoli, da Paul Celan ad Andrea Zanzotto ha saputo affinare qualità superiori di ascolto e visione della natura, rivelandone il mistero. Per farlo, ha scelto di farsi tabula rasa, di ridurre a zero ogni mediazione, ogni diaframma ‘culturale’ che ci separa dal non-umano: ignoranza e ingenuità diventano il viatico non per cantare la terra ma per lasciarla cantare, per lasciarla essere e lasciarsi incantare dalla sua malia senza imporle un senso. Una strana coppia, composta da un filologo romanzo (Corrado Bologna) e da un’attrice (Valentina Carnelutti), ci accompagnerà in un viaggio nella poesia della natura, in un andirivieni vertiginoso tra luoghi e tempi della nostra tradizione letteraria.

Corrado Bologna

Valentina Carnelutti
Corrado Bologna insegna Filologia romanza nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università «La Sapienza» di Roma. Si è occupato di teratologia medio-latina e romanza, dei primi trovatori provenzali, di Dante, di storia della tradizione manoscritta fra Origini ed età moderna, dell’attività filologica intorno ai testi romanzi nel XVI secolo, del Romanzo di Alessandro, di C. E. Gadda e R. Longhi. Ha collaborato alla Letteratura italiana Einaudi e pubblicato, fra l’altro, un’edizione commentata del Liber monstrorum de diversis generibus (Milano 1977), Tradizione e fortuna dei classici italiani (Torino 1994), Flatus vocis. Antropologia e metafisica della voce (Bologna 1992); La macchina del “Furioso” (Torino 1998); inoltre ha scritto sulle «figure» della Fortuna e degli Alberi della Vita e della Luce. Ha curato volumi di saggi di K. Kerényi, J. Starobinski, G. R. Cardona.
Valentina Carnelutti è un’attrice, regista, sceneggiatrice, interprete radiofonica per Radio Rai, nonché doppiatrice. Il suo bagaglio formativo attoriale è decisamente ampio: dal 1994 sino ad oggi, Valentina ha seguito seminari caratterizzati dal “metodo Lee Strasberg” con Susan Batson, Geraldine Baron e Marilyn Fried di cui è diventata assistente, dividendosi tra Roma e New York. Successivamente, si cimenta nei corsi di “teatro rituale” con Richard Schechner. E ancora, apprende i segreti della mimica nella scuola “Mimo teatro Movimento” di Lydia Biondi ma, soprattutto, al fianco dell’inimitabile Marcel Marceau, e studia regia teatrale e recitazione con Ludwik Margules al “Centro Nacional para las Artes” di Città del Messico. Tra i suoi film, “E allora Mambo!” di Lucio Pellegrini; “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana; “Tutta la vita davanti” di Virzì; “Un gioco da ragazze” di Matteo Rovere.
Ore 19:00 Auditorium
I prossimi giorni dell’umano. Sguardi sul mondo a venire
Aldo Schiavone
L’ultima parola di questa quarta (l’ultima?) stagione di Fuoriclassico è affidata a un grande antichista, Aldo Schiavone. Il quale terrà una lectio con un titolo che mima – e in parte rovescia – quello di un celebre dramma di Karl Kraus, Gli ultimi giorni dell’umanità. Schiavone interverrà sui prossimi giorni dell’umano, su quello che ci aspetta nel tempo che viene. Che, malgrado tutto, non sarà un tempo che resta: la prospettiva di Schiavone, uno degli ultimi intellettuali europei a fare i conti con l’idea di progresso senza liquidarla come un rottame illuministico, resta moderatamente ottimistica. L’umano ha un futuro. Questo è indubbio. Come è altrettanto indubbio che l’umano, non essendo vincolato a un’essenza in forza di una legge di necessità, sta cambiando e continuerà a farlo, a oltrepassarsi, in una dimensione post-umana che lo ha accompagnato non da oggi ma da sempre, in una lotta infinita con i propri limiti. Non a caso, l’ultima grande intrapresa di Schiavone è una collana del Mulino che s’intitola – assai significativamente – Faustiana. Nel nome del mito moderno che assume l’irrequietezza e il dinamismo incessante come tratti distintivi dell’umano.

Aldo Schiavone
Aldo Schiavone è uno storico, accademico e saggista, tra gli storici italiani più tradotti nel mondo. Ha insegnato presso l’università di Firenze. È membro dell’American Academy of Arts and Sciences e dell’Institute for Advanced Study. Tra i suoi libti pubblicati si ricorda “Spartaco. Le armi e l’uomo” (Einaudi, 2011), “Ponzio Pilato” (Einaudi, 2016), “Ius. L’invenzione del diritto in Occidente” (Einaudi, 2017) e “Progresso” (Il Mulino, 2020).