Ore 10:00 Auditorium
Il naturale e l’artificiale
Edoardo Camurri / Silvia Ferrara

Silvia Ferrara, filologa e studiosa di preistoria, ed Edoardo Camurri, tra le voci e i volti più amati della programmazione culturale della RAI, riflettono su un tema profondamente ‘vichiano’: il salto, lo scarto fra la natura e la cultura, tra il naturale – inteso come ciò che è ontologicamente già dato – e l’artificiale – ciò che invece richiede la mano dell’uomo. In questione è il grande tema della techne, dell’uomo come grande ingegnere ecosistemico, capace di modificare ad libitum l’ambiente di vita, di sopperire mediante protesi (tra cui la scrittura) a una dotazione naturale insufficiente a stare al mondo.

Edoardo Camurri

Silvia Ferrara

Edoardo Camurri, giornalista, scrittore, conduttore televisivo e radiofonico. Ha collaborato a “Il Foglio”, “Vanity Fair” e “Il Sole 24 Ore”. Ha lavorato per Radio 3 alla conduzione di Tabloid, Prima Pagina, Pagina 3. Dal 2017 conduce, con Pietro Del Soldà, Tutta l’umanità ne parla. Dal 2011 è autore e conduttore alla Rai per diversi programmi: Mi manda Rai 3, Viaggio nell’Italia che cambia, #maestri, in collaborazione con il MIUR. Nel 2020 su Rai 5 conduce la seconda stagione di Punto di svolta, dedicato a sei scrittori del Novecento europeo. Ha pubblicato L’Italia dei miei stivali e Necessità della sprezzatura.

Silvia Ferrara è professore ordinario di Civiltà egee all’Università di Bologna. Dirige un progetto europeo finanziato dall’European Research Council sull’invenzione della scrittura e sulla decifrazione di scritture antiche non ancora decifrate (INSCRIBE Invention of Scripts and their Beginnings). Per Feltrinelli ha pubblicato La grande invenzione. Storia del mondo in nove scritture misteriose (2019), tradotto negli Stati Uniti, in Cina, in Gran Bretagna, in Francia, in Germania, in Grecia e in Spagna, e Il salto. Segni, figure, parole: viaggio all’origine dell’immaginazione (2021). Anche questo libro sarà tradotto in varie lingue.

Ore 12:00 Auditorium
La città selva
Annalisa Metta / Giorgio Vasta

Siamo abituati, da Aristotele in avanti, a pensare la città come il negativo della natura e in particolare della dimensione del selvaggio. L’osservazione empirica, invece, mostra esattamente il contrario: la città alberga in sé il selvaggio e il paesaggio urbano non è modificato soltanto dall’uomo ma anche da altri ingegneri ecosistemici in servizio permanente effettivo, come gli animali non umani e le piante. La città è dunque, per usare le parole di Annalisa Metta, un ‘mostro’, un ibrido, il prodotto anche di culture non umane. L’incontro si prospetta come un dialogo inusitato fra un’architetta, Metta, e uno scrittore attentissimo alle mutazioni dello spazio, Giorgio Vasta

Annalisa Metta

Giorgio Vasta

Annalisa Metta è professoressa associata in Architettura del Paesaggio all’Università Roma Tre. La sua ricerca si rivolge ad approfondimenti teorico-critici ed esperienze applicate sul progetto degli spazi aperti. Nel 2016-2017 è stata l’Italian Fellow in Landscape Architecture presso l’American Academy di Roma e oggi ne è advisor. Tra i libri, Anna e Lawrence Halprin. Paesaggi e coreografie del quotidiano con Benedetta Di Donato (2015, Libria). Il paesaggio è un mostro. Città selvatiche e nature ibride, 2022 DeriveApprodi. È tra i fondatori di Osa architettura e paesaggio.

Giorgio Vasta (Palermo, 1970) ha pubblicato Il tempo materiale (minimum fax, 2008), Spaesamento (Laterza, 2010), Presente (Einaudi, 2012, con Andrea Bajani, Michela Murgia, Paolo Nori), Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani (Humboldt Books/Quodlibet, 2016, con Ramak Fazel), Tre orfani (Casagrande, 2021). Con Emma Dante ha scritto la sceneggiatura di Via Castellana Bandiera (2013), sempre con Emma Dante ed Elena Stancanelli le sceneggiature di Le sorelle Macaluso (2020) e Misericordia (in uscita nel 2023). Il suo ultimo libro, sempre in collaborazione con Ramak Fazel, è Palermo. Un’autobiografia nella luce (Humboldt Books, 2022). Collabora con «la Repubblica», «Il Venerdì», «Il Sole 24 Ore» e «il manifesto», e scrive sul blog letterario minimaetmoralia.

Ore 16:00 Auditorium
Il naturale e il soprannaturale
Fernanda Alfieri / Giulio Busi

Fernanda Alfieri, storica moderna, e Giulio Busi, ebraista e storico del Rinascimento, si avventurano lungo un crinale tanto pericoloso quanto affascinante: quello dei rapporti fra il naturale – riducibile a una spiegazione razionale – e il soprannaturale – che eccede e vota allo scacco ogni tentativo di spiegazione razionale. A ognuno di noi, nella vita, è capitato di avere a che fare con una premonizione, per esempio, con una stranissima prefigurazione di un futuro poi puntualmente avveratosi. O di fare esperienza di un déjà vu e di non riuscire in alcun modo a renderne ragione scavando nella propria memoria. Come pure ci sono state epoche nelle quali il soprannaturale è stato usato soprattutto come pretesto per dare sfogo a una volontà di sapere istituzionale ed esercitare un potere ‘scientificamente’ fondato sui corpi dei soggetti devianti (indemoniate, streghe…).

Fernanda Alfieri

Giulio Busi

Fernanda Alfieri insegna all’Università di Bologna, dopo lunghe ricerche svolte presso l’Istituto Storico Italo-Germanico di Trento. I suoi studi indagano la storia della sessualità nella lunga età moderna e il rapporto fra scienza e religione. Fra le sue pubblicazioni, Nella camera degli sposi. Tomás Sánchez, il matrimonio, la sessualità (secoli XVI-XVII), Bologna, il Mulino, 2010, Il corpo negato. Tre discorsi sulla castità in età moderna, Bologna, EDB, 2014, e Veronica e il diavolo. Storia di un esorcismo a Roma, Torino, Einaudi, 2021.

Giulio Busi, filologo, ha insegnato lingua e letteratura ebraica presso l’Università di Venezia. Dal 1999 dirige l’Istituto di Giudaistica della Freie Universität Berlin, esperto di misticismo ebraico, di cui ha analizzato sia lo sviluppo storico che i valori letterari e le implicazioni estetiche e visuali. È inoltre curatore della collana «The Kabbalistic Library of Giovanni Pico della Mirandola». Dal 2000 collabora con il supplemento Domenicale de Il sole 24 ore. Tra le numerose pubblicazioni si ricordano: Lorenzo de’ Medici. Una vita da Magnifico (2016 Mondadori); Indovinare il mondo (2021 Il Mulino); L’Uno: il battito invisibile (2022 Il Mulino).

Ore 17:30 Auditorium
Sull’unità del vivente
Anna Della Rosa / Emanuele Coccia

C’è un motivo ricorrente, nella riflessione di uno dei filosofi più interessanti dell’ultima generazione, Emanuele Coccia: l’unità del vivente, che la vita sia ri(con)ducibile a un principio unitario, anteriore a ogni differenziazione gerarchica tra le specie. Essere anche pianta e animale e minerale significa, per l’uomo, partecipare di un Essere che coincide con un divenire incessante, con un processo di metamorfosi che in fondo annulla la morte. È il tema ovidiano carissimo ad alcuni grandi filosofi moderni, come Giordano Bruno, o a un chimico come Lavoisier: omnia mutantur, nihil interit (tutto si trasforma, niente finisce). Ad Anna Della Rosa sarà affidato un contrappunto attoriale, con lettura scenica di brani di Anna Maria Ortese, Lucrezio, Raffaele La Capria…

Anna Della Rosa

Emanuele Coccia

Anna Della Rosa, debutta al Teatro Greco di Siracusa con Peter Stein. È protagonista diretta da Toni Servillo, Lluis Pasqual, Pascal Rambert, Valter Malosti, Martin Kusej, Andreè Shammah, Marco Bellocchio, Marco Baliani, Simone Toni, Veronica Cruciani, Davide Livermore, Jacopo Gassmann. Vince il Premio ETI Gli Olimpici del Teatro, il Premio Virginia Reiter, il Premio Marisa Bellisario e il Premio Duse come migliore giovane attrice. È finalista come migliore attrice al Premio Ubu nel 2008 e nel 2021. È la voce di Via col vento di Margaret Mitchell e di Leggere Lolita a Teheran di Azar Nafisi per Storytel-Audiolibri. È la Ragazza Esangue nel film premio Oscar 2014 La grande bellezza di Paolo Sorrentino.

Emanuele Coccia insegna all’École des Hautes Études en Sciences Sociales (EHESS, Parigi) dal 2011. Ha pubblicato La vita sensibile (Il Mulino, 2011), Il bene nelle cose (Il Mulino, 2014), La vita delle piante. Una metafisica della mescolanza (Il Mulino, 2018). Per Einaudi ha pubblicato Filosofia della casa. Lo spazio domestico e la felicità (2021) e Metamorfosi. Siamo un’unica, sola vita (2022). È editorialista di «Libération», collabora con «Le Monde» e «la Repubblica».

Ore 19:00 Auditorium
L’Italia dipinta. Il paesaggio tra natura e artificio
Anna Ottani Cavina

Il paesaggio non è natura. E non è neppure fino in fondo artificio. In natura non si danno paesaggi. Il concetto di paesaggio presuppone la presenza dell’osservatore, che ‘taglia’ sotto forma di immagine una porzione dello spazio e la dota di un senso del tutto peculiare. È dunque l’osservatore – e il pittore è, prima di tutto, un uomo che guarda – che inventa il paesaggio. Lo inventa nell’accezione latina del termine: che significa trovare. Il paesaggio è implicito nello spazio naturale osservato, va solo ‘tradotto’, espresso. Ecco perché si può dire che il paesaggio italiano è stato inventato dalla pittura, che ha saputo riverarcelo, cogliendone aspetti che altrimenti sarebbero passati inosservati al nostro sguardo distratto. Noi vediamo il paesaggio attraverso quel medium che è la pittura, la cui traccia, la cui impronta si confonde con le nostre percezioni e le condiziona, le orienta. Ne parliamo con Anna Ottani Cavina, che al mondo dipinto ha dedicato studi fondamentali la cui importanza travalica l’ambito della storia dell’arte.

Anna Ottavi Cavina

Anna Ottani Cavina, professore emerito di Storia dell’arte all’Università di Bologna, insegna alla Johns Hopkins University SAIS Europe. Visiting professor a Yale, Brown e Columbia University, ha creato e diretto la Fondazione Federico Zeri. Campi principali di ricerca: la cerchia del Caravaggio, il Settecento neoclassico, le origini della pittura en plein air. Fra i suoi libri: Carlo Saraceni (1968), Il Settecento e l’antico (1982), I paesaggi della ragione (Einaudi, 1994), Felice Giani (1999), Paysages d’Italie (2001), Montagna, arte e scienza (2003), Il diario di Thomas Jones (2003), Geometries of Silence (Columbia University Press 2004), Granet, Roma e Parigi (Académie de France 2009), Federico Zeri, dietro l’immagine (2009), Terre senz’ombra. L’Italia dipinta (Adelphi 2015). Una panchina a Manhattan (Adelphi 2019), Louis Gauffier, un pittore francese in Italia, Milano 2022. Nel 2018, per il Palazzo Ducale di Venezia, ha progettato la mostra e curato il catalogo John Ruskin, Le Pietre di Venezia. Dal governo francese è stata insignita del titolo della Légion d’honneur (2001) e di Chevalier (1996) e Officier des Arts et des Lettres (2011). Dal 1988 collabora alle pagine culturali del quotidiano “la Repubblica”.

Ore 20:30 Toro Farnese
Paesaggio con donna e pettirosso. Per Emily Dickinson tra lettere, visioni e poesie
Elena Bucci

Una delle nostre attrici più sensibili e colte, Elena Bucci, allieva di Leo de Berardinis, si misura con la poesia di Emily Dickinson. Una poesia nella quale la natura gioca un ruolo decisivo, se non preponderante. Fin dagli esordi, Dickinson ha saputo pensare il vivente come «unità fatta di due» e come ‘corteggiamento’ di tutte le cose, con echi – inconsapevolmente? – lucreziani ed esiti in ultima analisi panteistici. Colpiscono, in questa poesia, l’assenza di gerarchie nel vivente, il valore attribuito a creature piccolissime e umili, la pazienza della giardiniera nel trovare una sintonia con la natura, accordandosi con i suoi ritmi.

Elena Bucci

Elena Bucci, attrice, autrice, regista, direttrice artistica della compagnia Le belle bandiere, dirige e interpreta testi classici e contemporanei, scrive drammaturgie originali spesso in musica, crea progetti di teatro con artisti di altre discipline e studiosi attraverso i quali riapre al pubblico luoghi d’arte e spazi della memoria. Collabora con radio, televisione, registi di teatro e cinema. Si occupa di alta formazione presso università e accademie e pubblica su volumi e riviste. Fra i premi: Ubu per le interpretazioni di suoi spettacoli, Ubu per il lavoro con Morganti, Duse, Hystrio-Associazione Nazionale Critici Teatrali, Hystrio Altre Muse, Olimpici per il Teatro, Viviani, ERF.